Cappuccetto grosso

La fiaba di Cappuccetto Rosso che arrivata fino a noi è una versione un po’ rimaneggiata, Perrault non raccontò esattamente la verità.

La bambina protagonista, nella realtà, era antipatica e sussiegosa, golosa e ingorda. Era decisamente sovrappeso, anzi era proprio una cicciona. Si chiamava Cappuccetto Grosso.

Un giorno la nonna, che abitava in una casa lontana nel mezzo del bosco, si ammalò e Cappuccetto Grosso fu incaricata di portare vivande e dolci alla vecchina ammalata.

Cappuccetto Grosso, percorso un piccolo tratto di strada nel bosco, si sedeva e si mangiava tutti i viveri destinati alla nonna, poi si sdraiava sul prato e, piena com’era, si faceva una bella pennichella. Quando si svegliava se ne tornava a casa e diceva di aver consegnato tutto il mangiare alla povera nonna. La cosa andò avanti così per tutta una settimana, finché un taglialegna, che era passato dalla nonna, non aveva scoperto che la povera vecchia si era nutrita di avanzi e pane secco ed era molto debilitata.

Il giorno seguente a Cappuccetto Grosso fu dato un cestino di metallo stracolmo di ogni bendidio e chiuso con un grosso lucchetto di cui la nonna aveva la seconda chiave.

Cappuccetto Grosso si mise in cammino e alla solita radura si fermò con l’intento di mangiarsi tutto il contenuto che questa volta era ancora più appetitoso, ne sentiva uscire aromi gustosi e fragranze squisite. Provò ad aprire il contenitore, ma il cestino era robusto e il lucchetto non si faceva vincere.

Era infuriata e sempre più affamata. Prese una grossa pietra ed iniziò a picchiare sopra la serratura con tutta la forza e la cattiveria di cui era capace. Mentre batteva con forza, rossa in volto e con lo sguardo trasfigurato, alle sue spalle arrivò un grosso lupo nero.

Cappuccetto Grosso trasalì e si girò di scatto.

– che bell’incontro, una bambina bella grassoccia tutta sola nel mezzo di un folto bosco –

– grassoccia sarà tua sorella! – rispose stizzita la bambina

– e dimmi cosa stai facendo? –

–  non lo capisci lupaccio stupido? Ho una fame che muoio e sto cercando di aprire il cestino! –

– anch’io ho tanta fame! – rispose il lupo leccandosi i baffi

– beh, non sperare che io ti dia qualcosa dal mio cestino! –

– non voglio nulla dal tuo cestino, io voglio mangiare te! – lo disse lanciando un ululato che metteva i brividi.

Il lupo con fare famelico si avvicinò alla ragazzina, gli brillavano gli occhi e l’acquolina gli cadeva dalle fauci.

Cappuccetto Grosso era odiosa e antipatica, ma non stupida. Quando il lupo le fu vicino, un attimo prima che lui potesse spiccare un balzo, lo colpì con la grossa pietra che ancora teneva in mano e gli fracassò il cranio. Il povero lupo morì all’istante.

Cappuccetto Grosso, dopo questo spavento, aveva ancora più fame e visto che non riusciva ad aprire il lucchetto decise di mangiarsi il lupo. Lo arrostì alla bell’e meglio e se lo sbafò tutto. Rimasero solo le ossa e la pelle. Poi provò ad assestare un ultimo colpo con il pietrone al lucchetto che finalmente si aprì. Non riuscì a trattenersi e si mangiò anche tutto il contenuto del cestino. Quando ebbe finito si accorse di aver mangiato troppo, si sdraiò sperando di riuscire a digerire e invece morì.

Anche la povera nonna non ce la fece e morì di inedia.

Non si può dire che questa storia sia molto edificante, ecco perché la favola è stata cambiata ed è divenuta come la conosciamo noi.

 

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