Per chi suona il campanello?

Ubaldo Vitini stava pranzando in casa con moglie e suocera. Era sfinito dai discorsi delle due donne, i continui lamenti, le recriminazioni, le polemiche, le intromissioni, i consigli non richiesti. Era soprattutto l’anziana donna ad essere insopportabile. Si malediceva pensando a quando, tre anni prima, accettò di abitare insieme alla suocera. La moglie lo convinse sostenendo che la madre aveva bisogno di aiuto avendo poco da vivere: le era stata diagnosticata una brutta malattia nella forma peggiore. Eppure la vecchia, come la chiamava lui, non sembrava così messa male. Si lamentava di continuo di dolori e malanni vari, così come ogni anziano di quell’età e molta parte del giorno la passava seduta in poltrona. La forza per muovere la lingua, invece, non scemava mai.

Le due donne continuavano a brontolare e lui era riuscito ad assentarsi con la mente e non ascoltava cosa gli stessero dicendo. Fu riportato alla realtà dal trillo del campanello.

Si alzò immediatamente, era una buona scusa per allontanarsi. Avrebbe scommesso che si trattava di testimoni di Geova. Comunque meglio dei discorsi delle due donne.

Quando aprì si trovò davanti qualcosa di inaspettato.

Una figura pallida, diafana, vestita con un mantello nero lungo e con un cappuccio sulla testa. Nel buio delle scale vide uno scintillio di lucido metallo. Si accorse che con una mano lo sconosciuto reggeva una lunga falce.

“che scherzo è? Carnevale è ben lontano”

“non è uno scherzo, chi sono l’hai capito, sono il triste mietitore, la livella, l’ineluttabilità”

Ubaldo Vitini capì senza bisogno di ulteriori spiegazioni che si trovava al cospetto della morte. Sentì freddo, percepì un’aria gelida che lo stava avvolgendo, come se all’improvviso fosse arrivato l’inverno .

In quel momento le discussioni di poco prima perdevano di importanza, di fronte alla morte ogni cosa cambiava di prospettiva, le angustie della vita quotidiana diventarono insignificanti e trascurabili. Si rese conto di aver vissuto con malumore per colpa di cose futili.

Non si sentiva pronto per morire, lo riteneva ingiusto e incomprensibile. Si rivolse quindi alla morte e iniziò a supplicare.

“Ti prego non ora, non subito, non è giusto!”

“non è una questione di giusto o sbagliato, è venuta l’ora e io debbo raccogliere.”

“Ti supplico con tutte le miei forze, io lo so che tu puoi concedere tempo”

“E quanto tempo in più vorresti?”

“Diciamo dieci anni?”

“Mi sembra che tu stia chiedendo troppo”

“Facciamo cinque? Cosa sono cinque anni paragonati all’eternità?”

“va bene, sia così, sono accordati altri cinque anni”

“Grazie, grazie infinitamente, grazie per questi cinque anni di vita che mi hai concesso”

“Che ti ho concesso? Guarda che non ero qui per te, bensì per tua suocera!”

Dette queste parole la morte di girò e fatti alcuni passe scomparve nel nulla.

 

 

 

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